La prima dentiera è nata con l’alba della civiltà. Fin da quando hanno sviluppato un certo livello di autocoscienza per il vivere sociale, gli uomini hanno cercato di preservare o ristabilire il loro sorriso. Nel passato, a seconda del luogo e delle condizioni economiche dei soggetti, sono state sperimentate molte soluzioni protesiche che sfruttavano ossa, metalli, porcellana, resine.
La prima dentiera
Ma quando si è vista una prima dentiera? Abbiamo testimonianze di una dentiera in legno realizzata in Giappone verso il XVI secolo d.C., mentre in Europa e Stati Uniti vennero perfezionate delle dentiere con le molle nel Settecento, che diventeranno molto popolari tra i ricchi borghesi e la nobiltà.
Il vero balzo da gigante fu compiuto dopo il 1900, grazie all’adozione di resine acriliche, che hanno aumentato in maniera esponenziale l’estetica, la durabilità, l’adattabilità, il comfort e la facilità costruttiva.
Dalla dentiera agli impianti moderni
Se nella prima metà del Novecento la soluzione migliore fu come abbiamo visto la dentiera, ora questa è stata superata di diverse lunghezze dall’implantologia. Questa tecnica, nata tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, prevede il posizionamento all’interno dell’osso di viti in titanio sulle quali si vanno ad installare uno o più denti artificiali che risultano identici (e talvolta persino più belli esteticamente) rispetto a quelli perduti.
Questo ha permesso di offrire alle persone anziane (o anche giovani, ma che hanno avuto poca cura della loro salute orale) un’alternativa al deprimente rituale di togliere una dentiera prima di andare a dormire, per lasciarla la notte in un bicchiere con del disinfettante per riprenderla il giorno dopo.
Dagli impianti singoli alle grandi riabilitazioni protesiche
Ad oggi, le tecniche e le tecnologie si sono evolute così tanto da permettere la realizzazione di riabilitazioni complete in appena ventiquattro ore.
Il paziente entra in studio la mattina, si pratica l’anestesia locale dell’arcata interessata e si inizia l’intervento chirurgico. Il primo passo è l’eliminazione dei denti rimanenti, per proseguire con il posizionamento dentro l’osso degli impianti necessari.
Le tecniche più adottate sono la “all on four”, che prevede l’utilizzo di due impianti anteriori verticali e due lunghi obliqui posteriori, e la “all on six”, che ne posiziona due anteriori, due laterali e due posteriori. Questa seduta chirurgica, a seconda della tecnica, dura tra i sessanta e i novanta minuti.
A questa fase segue quella della presa delle impronte di precisione, che servirà all’odontotecnico per produrre le corone.
Infine, il paziente viene dimesso e invitato a presentarsi nell’arco di ventiquattrore circa, per la consegna del manufatto protesico, uscendo dallo studio con la sua dentatura sana e nuova di zecca.
Dr. Roberto Vargiolu