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27Giu

Denti del giudizio, che paura!

by Redazione

L’estrazione dei denti del giudizio è una delle paure più comuni tra i pazienti odontoiatrici.

Questi ultimi, tecnicamente chiamati “terzi molari”, spuntano fuori tra i 17 e i 25 anni (da qui il nome che li rende famosi). Sempre più spesso, però, questo fatto non accade a tutti.

I denti del giudizio sono infatti un retaggio del passato, in quanto erano una sorta di “riserva strategica” del nostro corpo per sostituire quelli usurati dal consumo di cibi crudi, duri e in generale poco raffinati.

Oggi, specialmente nel nostro sofisticato mondo occidentale, questa necessità biologica non ha più uno scopo, motivo per cui si stanno moltiplicando i casi in cui magari spuntano solo uno o due denti del giudizio su quattro, talvolta nessuno.

Dente del giudizio? Estrazione subito!

Fino a pochi anni fa era molto frequente che un dentista preferisse estrarli tutti e quattro appena il primo faceva capolino dalla gengiva, per evitare l’accavallamento dentale o altri problemi quali infezioni, dolori, sanguinamento.

Ancora oggi questo approccio rimane valido, ma si cerca di intervenire solo in caso di reale necessità.

Quando è doveroso estrarre i denti del giudizio?

L’estrazione dei denti del giudizio può diventare necessaria in alcuni casi specifici:

  • Quando restano all’interno della gengiva, causando dolore e altri problemi.
  • Quando spuntano con un’angolazione errata. In tal caso possono impedire la corretta pulizia del secondo molare.
  • Quando non c’è abbastanza spazio in bocca.
  • Quando, all’uscita, si posizionano in modo da rendere difficile la loro pulizia, determinando nel tempo un sempre più pericoloso accumulo di batteri.

Effettuare un’estrazione dei denti del giudizio in sicurezza

Molto spesso le radici del dente del giudizio inferiore risultano molto vicine ad un importante nervo che passa all’interno dell’osso, il nervo mandibolare inferiore.

Per tale motivo è necessaria un’indagine radiologica (panoramica dentale nei casi più semplici, TAC nei più complessi) prima di procedere con le cure.

A quel punto si procederà con l’intervento, previa anestesia, riducendo i rischi e il fastidio quasi a zero.

Dr. Roberto Vargiolu

27Apr

Mai più paura dal dentista con il metodo “Zero Paura”

by Redazione

Il timore del dentista è un avversario difficile da sconfiggere per molti pazienti.

La paura può trarre origine da diverse cause:

  • Un trauma effettivamente subito.
  • Un preconcetto/pregiudizio sviluppato di solito in tenera età in seguito a input esterni.
  • Un istinto di autodifesa e protezione primordiale che si attiva quando ci si trova in una situazione ci cui non si ha pieno controllo, come quando ci si siede sulla poltrona del dentista.

Per questo motivo, nell’ottica di offrire a quante più persone la possibilità di curare i propri denti, presso lo Studio Dentistico Vargiolu abbiamo elaborato una procedura che coniuga il meglio della tecnica odontoiatrica alla psicoterapia.

Quali sono gli step del trattamento “Zero Paura”?

La formula elaborata dalla dr.ssa Roberta Silanos, insieme al dr. Roberto Vargiolu, prevede una serie di passaggi che si possono riassumere in:

  1. Prima visita con la psicoterapeuta che identifica il problema
  2. Una o due sedute di psicoterapia che servono ad identificare il metodo per superare il problema
  3. Preparazione all’incontro con il dentista
  4. Eventuale seduta di rilassamento pre-intervento

Gli strumenti che si possono adottare sono la Tecnica EMDR e la terapia sistemico-relazionale.

Queste due tecniche possono essere sfruttate singolarmente oppure coordinate una con l’altra, in un processo che viene ritagliato su misura sulle esigenze e i bisogni specifici del paziente.

La tecnica EMDR applicata al trattamento “Zero Paura”

Acronimo per “Eyes Movement Desensitization and Reprocessing”, è una tecnica di desensibilizzazione del ricordo traumatico attraverso il movimento oculare. Nasce per risolvere i ricordi post-traumatici ma si è allargata nelle sue applicazioni a varie psicopatologie.

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento.

Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress.

La tecnica sistemico-relazionale al trattamento “Zero Paura”

L’orientamento sistemico relazionale considera l’individuo come immerso nel contesto relazionale, sociale e culturale.

In quest’ottica è concepibile come l’intervento principe di tale psicoterapia quello riguardante l’intero contesto di riferimento, in primo luogo la famiglia.

I vantaggi del trattamento “Zero Paura”

I pazienti che hanno deciso di seguire questo trattamento, hanno sperimentato i seguenti benefici:

  • Apprendimento di tecniche di rilassamento e controllo dell’ansia
  • Risoluzione di conflitti psicologici interiori che ostacolano il ristabilimento della salute dentale
  • Trattamento delle patologie cliniche senza più paura

Insomma, un’ottima via per garantire alla persona l’accesso alle cure di cui ha bisogno, e al contempo superare dei blocchi emotivi che ne limitano la qualità della vita.

Dr.ssa Roberta Silanos e dr. Roberto Vargiolu

15Dic

Implantologia a Carico Immediato: rispondiamo ad alcune domande

by Redazione

L’interesse dei pazienti per l’Implantologia in generale, e quella a carico immediato in particolare, è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni.

Numeri alla mano, le soluzioni di protesi fisse stanno guadagnando sempre più spazio nel cuore delle persone che, un tempo, si sarebbero accontentati di una dentiera o di uno scheletrato.

Questo per un semplice motivo:

Gli impianti dentali sono più stabili, più belli esteticamente e risultano meno scomodi rispetto alle soluzioni mobili.

Ma che cos’è l’impianto dentale?

In estrema sintesi è una vite di titanio che viene posizionata all’interno dell’osso sottostante alla gengiva. Sopra questa vite si andranno ad applicare le corone, ovvero la parte che sostituisce la parte visibile del dente andato perduto.

Quanti impianti vanno posizionati per ripristinare il mio sorriso?

La risposta corretta è: dipende! Se abbiamo perso un solo dente, si inserirà una sola vite, se di più, più viti.

Quando mancano tutti i denti di un’arcata (superiore o inferiore) si procedere con l’applicazione di una protesi totale fissata su quattro o sei impianti, con tecniche chiamate “all-on-four” oppure “all-on-six”.

Entro quanto si possono posizionare i denti fissi sugli impianti?

Il tempo di conclusione dell’operazione è strettamente collegato alle condizioni dell’osso sottostante gli impianti. Se quest’ultimo è solido possiamo procedere subito, in caso contrario bisogna aspettare dai due ai sei mesi che si verifichi l’osteointegrazione, ovvero che la vite di titanio si fissi bene dentro l’osso.

Nessuna paura, però, a livello estetico, dato che in quel lasso di tempo si può adottare una soluzione provvisoria che copra lo spazio del dente mancante in attesa di applicare il dente definitivo.

Posso mettere gli impianti anche se ho poco osso?

Ormai è possibile rigenerare l’osso mediante un semplice intervento. Ne abbiamo parlato nel nostro articolo: “Posso mettere gli impianti anche se ho poco osso?”.

Se ti è stato detto che non puoi mettere gli impianti, prima di scoraggiarti rivolgiti ad un implantologo esperto, che saprà trovare di certo la soluzione migliore al tuo problema.

Dr. Roberto Vargiolu

23Mag

Come funziona lo sbiancamento dentale?

by Redazione

Lo sbiancamento dentale è una terapia odontoiatrica puramente estetica, che in tanti pazienti richiedono specialmente prima dell’estate, per far risplendere ancora di più i propri denti in contrasto magari con una bella tintarella.

Esistono tante tecniche per “schiarire” i propri denti, dalle più sicure – eseguite professionalmente in studio – a quelle più caserecce – che talvolta creano danni allo smalto – fatte in case.

Ma in cosa consiste lo sbiancamento dentale?

Questa tecnica, conosciuta in inglese con il termine bleaching, punta a migliorare il colore dello smalto mediante agenti chimici come il perossido di idrogeno, impiegati con diverse concentrazioni a seconda della tecnica che si intende utilizzare, abbinati a sorgenti luminose come il laser.

Il perossido, applicato sulla superficie dentale, viene irradiato con il laser, che attraverso il suo calore va ad attivare l’elemento chimico che scompone le molecole delle macchie in composti più piccoli, incolori e facilmente eliminabili.

Regole da seguire dopo lo sbiancamento dentale

Il trattamento non è mai una soluzione definitiva, e può essere ripetuto a distanza di tempo per eliminare il nuovo accumulo di sostanze che vanno a “scurire” il dente.

Nei giorni successivi allo sbiancamento, da un minimo di due ad un massimo di sette, è bene seguire una dieta “anticolore”, con l’assunzione di cibi e bevande chiare.

Sono strettamente sconsigliati:

1) Barbabietole rosse, liquirizia, pomodori, tè, caffè, bibite gasate, alcolici, frutti rossi e fumo per tutelare la pigmentazione.

2) Cibi acidi quali succhi di frutta, yogurt, alcune tipologie di formaggi, aceto, vino bianco e agrumi per tutelare lo smalto, che nella procedura risulta “indebolito” dalle reazioni chimiche.

3) Cibi molto freddi o molto caldi, in quanto il dente diventa più sensibile per alcuni giorni.

Sbiancamento o schiarimento dentale?

Sarebbe più corretto chiamare questa tecnica “schiarimento” e non “sbiancamento” dentale, in quanto questa interviene sul colore naturale dei denti, che si fonda nostra genetica. Se, quindi, il dente tende ad avere una naturale pigmentazione tendente al giallo, non si otterrà mai l’effetto di bianco splendente sperato.

La soluzione, in casi simili, non risiede nello sbiancamento ma nelle faccette di ceramica, che sono le uniche a poter donare artificialmente il colore desiderato.

Dr. Roberto Vargiolu

18Mar

Posso risolvere il mio mal di testa dal dentista?

by Redazione

Il mal di testa è una vera e propria piaga per molti di noi. Lo stress, la vita frenetica, il sonno non riposante, i continui stimoli di televisione, computer o smartphone non aiutano e spesso si finisce con l’assumere tanti (troppi!) farmaci.

Cefalee, emicranie o patologie simili appaiono con sintomi così vari da venire trattati da medici con le più svariate specializzazioni, e di solito si finisce sempre a parare con una pillola.

Le donne, in media, ne soffrono di più rispetto agli uomini, soprattutto quando parliamo dei mal di testa di tipo tensivo, legati allo scarico dello stress. Il dolore può durare da appena qualche minuto fino ad alcuni giorni, nei casi peggiori.

Rapporto tra il mal di testa e il dentista

Il dentista può risultare di grande aiuto in tutti quei casi in cui le cefalee originano dal contatto scorretto tra denti troppo grandi, troppo piccoli o non bene allineati, oppure da abitudini scorrette come il digrignamento (anche detto bruxismo) che usura i denti e sovraccarica i muscoli e le ossa portando a frequenti e dolorosi mal di testa.

Studio dell’occlusione e risoluzione del mal di testa

Il dentista che opera per risolvere questi problemi lavora sulle dinamiche della masticazione, della deglutizione e della postura e del rapporto tra denti, ossa, muscoli e sistema nervoso.

Determinante in tal senso è lo studio dell’occlusione, ovvero l’analisi del contatto tra i denti delle due arcate, mascella e mandibola, per verificare se questo risulta corretto e fisiologico oppure no.

Mal di testa e dentista: soluzioni

Le armi a disposizione del dentista sono:

  • I bite, manufatti in resina o altro materiale che aiutano a scaricare le tensioni muscolari, aumentando il rilassamento e agevolando i fisiologici movimenti masticatori e deglutitori.
  • Alcuni interventi poco invasivi come i rialzi o il molaggio dei denti.
  • L’ortodonzia fissa o invisibile.

L’adozione di una, o anche di un di mix tra queste soluzioni, porta in casi specifici alla risoluzione o all’attenuazione di cefalee ed emicranie che perduravano da anni, permettendo al paziente di non assumere più farmaci in modo massiccio.

Dr. Roberto Vargiolu

18Feb

La cura del bambino nello studio dentistico

by Redazione

La cura dei denti non si può limitare al momento in cui si perdono i denti da latte per passare a quelli permanenti. Il bambino, infatti, ha tutta una serie di necessità terapeutiche per cui è bene coinvolgere il dentista.

Un caso emblematico sono i solchi dei molari e dei premolari dei denti decidui (altro modo per definire i denti da latte), delle fossette in cui si possono infiltrare i batteri che causano infezioni o carie.

Per questo motivo il dentista interviene con un una procedura chiamata “sigillatura dei solchi”, in cui si riempie lo spazio con della resina in modo da ridurre al minimo la possibilità di far accumulare i batteri.

L’operazione è rapida, senza alcuna controindicazione e totalmente indolore, e non è necessaria né l’anestesia né l’utilizzo di strumenti invasivi come, ad esempio, il trapano.

La visita ortodontica per il bambino

Un altro aspetto rilevante è quando portare per la prima volta il proprio bambino dal dentista. Se la sigillatura dei solchi è consigliabile tra i sei e i sette anni, si può iniziare persino prima quando si vuole intercettare quella che viene definita “malocclusione”, ovvero il contatto scorretto tra i denti.

Questa può essere individuata anche a quattro o cinque anni. Quel periodo è anche il migliore per intervenire, in quanto le ossa sono ancora in fase di formazione, e rispondono in maniera molto più reattiva e senza complicazioni ad una terapia ortodontica.

Questo dato è confermato dal fatto che il piccolo paziente, già nei primi anni d’età, raggiunge il 91% delle dimensioni definitive del cranio, l’80% di quelle della mascella e il 70% di quelle della mandibola. In più, lavorando in quegli anni in cui si sostituiscono i denti da latte con i permanenti, si può monitorare anche eventuali casi di affollamento dentale, denti non allineati o simili, intervenendo prima della stabilizzazione delle ossa dell’età adulta, che rende tutto più complesso e lungo da risolvere.

Primo dente, prima visita

Premesso quanto detto fino ad ora, quando sarebbe meglio portare il proprio bambino ad eseguire la sua prima visita dal dentista? Secondo recenti studi eseguiti negli Stati Uniti la regola dovrebbe essere “First tooth, first visit!” ovvero “Primo dente, prima visita”.

Il motivo è semplice: se il bimbo viene condotto dall’odontoiatra fin da piccolo, anche quando non è presente una vera e propria necessità terapeutica, si potrà impostare l’esperienza come un qualcosa di sereno e, perché no, divertente. In tal modo si evita l’insorgere dell’odontofobia, la tanto famosa “paura del dentista”, che affligge una buona fetta della popolazione.

Altro aspetto cruciale in tal senso è l’educazione alla prevenzione. Quanto prima si entra in contatto non solo con un dentista, ma con qualsiasi professionista che opera nel campo della salute, tanto più si potrà sviluppare una buona propensione a stabilire delle buone abitudini vitali che, quasi da sole, riducono di molto l’insorgere di situazioni patologiche. In bocca, come nel resto dell’organismo.

Dr. Roberto Vargiolu

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