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28Ago

Dentista, come lo spiego a mio figlio?

by Redazione

Portare il proprio bambino dal dentista per la prima volta può generare dubbi e paure in un genitore. Come posso evitare che mio figlio abbia paura del dentista?Come posso fare per rendere tutto il più semplice possibile?

In questo articolo vogliamo dare delle strategie facili da seguire e che, per esperienza, portano ad un incontro sereno tra il vostro bambino e il dentista.

Cominciare con un semplice incontro

Il bambino può essere portato dal dentista già dai due anni e mezzo, tre. Iniziare presto, per dei semplici controlli, e non quando il piccolo presenta dei dolori ai dentini, permetterà di prendere confidenza con questa figura estranea, e di non collegarla a momenti negativi e dolorosi.

Come si svolgerà la prima visita è importante. Verificate di starvi rivolgendo ad uno specialista o ad un’equipe preparata a trattare con il piccolo paziente. Noi dello Studio Dentistico Vargiolu, ad esempio, teniamo all’accoglienza dei piccoli pazienti e tramite il metodo Zero paura, supportato da un sostegno psicoterapeutico, ci attiviamo per affrontare e debellare la paura del dentista.

Le parole sono importanti

Genitori e nonni sono figure importanti nella formazione dell’immaginario del bambino. Come si parla di un qualcosa può influenzare enormemente la sua percezione.

Spiegate a vostro figlio cosa fa il dentista e presentatelo come una figura positiva: non sarà un estraneo in camice bianco ma il “dottore dei dentini” che “li protegge dai vermetti”.

Spiegategli che cosa andrà a fare, preparandolo già a casa. Vi consigliamo però di evitare termini che potrebbero spaventarlo come: trapano, dolore, puntura. Scegliete invece soluzioni più dolci come: zanzarina, o facciamo fare la nanna al dentino.

[Qui trovi informazioni su cosa fare se insorgono problemi coi denti da latte]

Lasciate, se potete, che vostro figlio vi accompagni alle sedute di controllo dal dentista, così da capire che si tratta di una cosa che fa parte della routine di tutta la famiglia e non di un fatto straordinario e preoccupante.

Un modo furbo che può essere utilizzato è quello di raccontare storie buffe legate al dentista, in cui non ci sia narrazione del dolore, o inserire il personaggio in storie inventate e canzoncine. Tutto questo aiuterà vostro figlio a familiarizzare con la figura del dentista.

Se non va tutto bene

Se la visita lo ha spaventato, premiate comunque il coraggio. Un rinforzo positivo di questo tipo aiuterà vostro figlio a vivere meglio la paura. In questi casi il tempo, la pazienza e proseguire con un approccio positivo porteranno i loro frutti.

Il vostro bambino saprà sempre e comunque che i suoi genitori e i suoi nonni fanno il tifo per lui anche in momenti paurosi. Per il resto scegliete di affidarvi sempre a professionisti preparati ad accogliere e trattare la paura dei vostri piccoli.

[Leggi in cosa consiste il metodo Zero Paura]

28Lug

Cibi acidi e igiene orale

by Redazione

I cibi acidi sono comunissimi nella nostra dieta. Pensiamo ai pomodori o al caffè. È importante perciò sapere che il loro consumo può influire sulla salute dei denti ed è perciò utile adottare alcuni accorgimenti per migliorare la nostra prevenzione e proteggere la salute del nostro sorriso.

Innanzitutto, quali sono i cibi acidi?


Come scritto prima sono acidi i pomodori, che nella nostra cucina vengono impiegati largamente; tutti gli agrumi e quindi tra questi le arance, i pompelmi, i mandarini e il limone, di cui utilizziamo spesso il succo come bevanda o condimento. L’aceto è chiaramente acido e dunque i cibi conservati sottaceto. Segnaliamo tra i cibi acidi alcune bibite come i succhi di frutta, le bevande gassate, il vino e il caffè che, oltre ad essere bevande che tendono a macchiare i denti, possono aggredire la loro superficie, indebolendola.

Ma che effetto hanno i cibi acidi sui nostri denti?


I cibi acidi possono produrre erosione dello smalto dentale, la superficie che protegge i denti. L’erosione dentale dovuta ai cibi acidi è un processo graduale, non avremo dunque alcun effetto drastico dovuto al consumo di una dissetante spremuta d’arancia.  È però da tenere presente che l’erosione dentale, se non prevenuta, può portare a degli effetti problematici per la salute.


Vediamoli qui:

  • Con la perdita dello strato protettivo è molto più facile incorrere in carie e in infezioni.
  • La perdita del bianco: la dentina a differenza dello smalto è di colore giallo e con l’assottigliamento di questo i denti risultano più opachi e giallastri.
  • Una maggiore sensibilità: lo smalto eroso lascia esposta la dentina, tessuto sottostante più morbido, causando così fastidio o dolore al consumo di cibi caldi o freddi. [Leggi l’articolo dedicato alla sensibilità dentale]
  • Nei casi più gravi la salute dei denti potrebbe essere tanto compromessa da incorrere nella loro rottura o caduta.

Ma quindi, i cibi acidi sono il nemico?


No, ma ci serve adottare degli accorgimenti importanti. Oltre a moderare il consumo di tali alimenti, possiamo ricordarci di mettere in atto alcuni comportamenti legati all’igiene orale che tengano conto del loro impatto sul nostro smalto.

Sciacquare i denti con acqua è intanto un primo consiglio semplice per ridurre il pH acido sulla superficie dei denti e proteggerli.

Un’indicazione importante è sicuramente quella di aspettare almeno mezz’ora dal consumo dei cibi acidi prima di spazzolare i denti. Infatti, avendo questi indebolito lo smalto, lo sfregamento delle setole potrebbe andare ad abradere la superficie già compromessa. Aspettare invece 30 minuti consente alla saliva naturalmente prodotta di riequilibrare la situazione e di poter quindi procedere ad un lavaggio in sicurezza. [Leggi anche l’articolo su come lavare i denti correttamente].

Se si è fuori casa consumare gomme senza zucchero è un aiuto valido: la masticazione infatti stimola la salivazione, che, come abbiamo visto, aiuta a neutralizzare gli acidi. Mi raccomando: non per più di dieci minuti.
[In questo articolo leggi quando la gomma è consigliata e quando no].

Le nostre abitudini generano grandi risultati, siano essi in positivo o in negativo. Noi dentisti ci impegniamo costantemente perché le vostre siano sempre a favore dei vostri denti e con la giusta informazione e il nostro lavoro possiamo proteggere il vostro sorriso.

Dr. Roberto Vargiolu

28Giu

Salute dei denti e diabete

by Redazione

Ogni patologia ha bisogno di attenzioni speciali. In questo articolo ci dedichiamo al paziente diabetico che, tra tutte le accortezze che dovrà avere, dovrebbe porre un’attenzione particolare proprio all’igiene e alla salute orale.

Cos’è il diabete?


Il diabete è una patologia complessa, che può avere cause diverse e di cui esistono tipi differenti. Tra questi i principali sono il Diabete di tipo 1 e il Diabete di tipo 2: uno insulino-dipendente e di tipo autoimmune, che insorge solitamente in giovane età, l’altro causato da problemi metabolici, ereditarietà e di stile di vita.

A prescindere dalla tipologia e dal tipo di terapia, il paziente diabetico incorre in livelli di glucosio nel sangue più alti del normale e questo stato, se non adeguatamente trattato, può portare nel tempo ad una serie di disagi e complicanze.

Le complicanze nella salute orale del diabetico


Tra le complicanze e le difficoltà che possono manifestarsi nel quadro clinico di un soggetto diabetico esistono anche quelle legate alla salute orale. Si tratta di un aspetto purtroppo poco divulgato all’interno dei reparti di diabetologia, ma su cui è importante fare la giusta informazione: il paziente ben informato ha gli strumenti per proteggere la sua salute e, in questo caso, proteggere la propria bocca da danni importanti.

Perché il diabete aumenta il rischio di problemi orali?


Le persone affette da diabete sono più suscettibili a sviluppare infiammazioni gengivali rispetto a chi non è diabetico, vediamo alcuni dei motivi:

1. Elevati livelli di zucchero nel sangue: dobbiamo ricordare che i batteri che abitano la nostra bocca si nutrono di zuccheri, e quando i livelli di questi nel sangue sono troppo alti i batteri hanno modo di proliferare. Un alto tasso batterico porta alla formazione di placca e tartaro, prima causa di irritazioni e gengiviti.

2. Piccoli vasi danneggiati: un diabete di lunga data e mal trattato può danneggiare i vasi sanguigni, in particolare quelli più piccoli. Questo per la salute orale può significare minore irrorazione delle gengive, inferiore capacità dei tessuti di guarire dalle ferite e dalle infezioni.

3. Secchezza: la glicemia alta può causare disidratazione e quindi secchezza delle fauci, stato che aumenta il rischio di carie e infezioni orali perché, ricordiamo, la saliva è fondamentale per la protezione della nostra bocca.

Tutti questi fattori portano il paziente diabetico ad un rischio quasi tre volte superiore alla media di incorrere in parodontiti, con gravi conseguenze sullo stato della bocca.
[Approfondisci qui l’argomento parodontite e infiammazioni gengivali]

Vogliamo anche ricordare che ogni tipo di infiammazione, e quindi anche quella orale, può provocare una difficoltà maggiore nella gestione della patologia stessa, causando innalzamenti importanti della glicemia.

Cosa deve fare il paziente diabetico?


La prima indicazione è sicuramente quella di dedicare grande impegno nel seguire la propria terapia e adottare uno stile di vita che permetta di mantenere un buon controllo glicemico nel tempo, così da scongiurare o ritardare le complicanze legate alla patologia.

La seconda indicazione è quella di agire sempre per tempo: andare dal dentista con regolarità e comunicare quello che è il proprio stato di salute permette di gestire la situazione e agire con le giuste accortezze. L’igiene orale quotidiana e scrupolosa è poi alla base di questo atteggiamento preventivo.

Un comportamento importante da adottare per il soggetto diabetico è poi quello di segnalare subito le anomalie del proprio stato di salute orale al proprio dentista e al proprio diabetologo. Il dentista valuterà lo stato delle cose e interverrà con il trattamento migliore per la vostra salute.

Altre indicazioni:
Le gengiviti e le parodontiti sono causate da più fattori, come per esempio il fumo, il consumo eccessivo di alcuni alimenti o una cattiva igiene orale.

Il soggetto diabetico, già di per sé più a rischio, dovrebbe cercare di azzerare gli altri comportamenti nocivi per la salute delle sue gengive, evitando quindi di fumare.

Dr. Roberto Vargiolu

27Mag

Quante volte l’anno dovrei andare dal dentista?

by Redazione

Ognuno ha le sue esigenze, e chi con più frequenza chi con meno, tutti abbiamo bisogno di recarci dal dentista. Qui parleremo della frequenza che consigliamo per la giusta prevenzione, non considerando, quindi, chi soffre di condizioni particolari legate alla propria dentatura o a chi si sta sottoponendo a lavori di ortodonzia e ricostruzione.

In questi casi la frequenza andrebbe valutata caso per caso dal vostro dentista di fiducia, per ottenere risultati ottimali.

Con la prevenzione giochiamo d’anticipo


Lo sappiamo bene, ma spesso per tutta una serie di fattori si ignora questa linea guida. E allora che succede? Ci si reca dal dentista solo quando i danni sono già presenti, magari con mal di denti o gengive che sanguinano.


Purtroppo, questi sono indice di un problema di uno stadio già avanzato che, con il giusto tempismo, si sarebbero potuti evitare, o trattare in maniera più semplice e con meno disagi da parte del paziente. [Leggi l’articolo su parodontiti e infiammazione gengivale e sull’importanza di prevenirle]

Anche le spese per la cura dei propri denti risultano notevolmente ridotte quando si adotta un comportamento preventivo.

Il dentista non cura e basta: ci protegge

La regolarità delle visite dal dentista ci garantisce di tenere sotto controllo il biofilm batterico della nostra bocca, intervenendo con sedute di igiene dentale, permettendoci di rimanere all’interno di buoni margini di sicurezza e di prevenire l’accumulo di placca e tartaro.


Il dentista vede i problemi che si stanno presentando prima che noi iniziamo a provare fastidio. Questo ci salva da brutte sorprese, dolore e infiammazioni.

Facciamogli visita almeno due volte all’anno

Se, come accennato prima, non vi sono danni in atto o non si sta seguendo un percorso di ortodonzia o ricostruzione, si può programmare di recarsi dal dentista approssimativamente ogni sei mesi per un controllo preventivo e per una seduta con l’igienista dentale.

È importante seguire le indicazioni del proprio dentista di riferimento, perché vi consigli in base alle vostre esigenze, qual è la migliore soluzione per voi e per il vostro sorriso. Prendiamoci il tempo per avere cura dei nostri denti e investiamo per proteggerli: sono un grande tesoro che ci accompagnerà per la vita.

Dr. Roberto Vargiolu

27Apr

I denti come espressione di bellezza nel tempo e nelle culture del mondo

by Redazione

Se andiamo cercare tra gli usi e i costumi più bizzarri e lontani legati all’estetica del sorriso ci imbattiamo in tradizioni intriganti che ci portano a scoprire come in realtà gli ideali di bellezza si siano soffermati sulle dentature già millenni fa e in ogni angolo del pianeta.

Ogni luogo e tempo ha avuto i suoi canoni estetici ma spesso questi si legavano indissolubili alle credenze e all’identità: imperfezioni e interventi che ad oggi ci incuriosiscono e ci affascinano per la loro varietà.

Sorrisi antichi: dal bianco al nero inchiostro


Nell’antica Grecia e a Roma, avere denti bianchi e sani era già considerato un segno di bellezza e di agio. I romani, in particolare, erano soliti sbiancare i denti con strumenti manuali o con risciacqui a base di urina: questo avveniva tra i benestanti, perché la gente comune in realtà disprezzava i denti bianchi associandoli ad artificiosità e alterazione della bellezza naturale.

In Giappone, invece, la naturalezza è sempre stata il valore principe dei canoni estetici. L’ideale estetico, in particolare per le donne, era quindi quello di denti leggermente disallineati e di canini sporgenti.

Sempre in Giappone era anche uso la tradizione dell’Ohaguro, una pratica che consisteva nel tingere i denti con inchiostro nero, cominciata tra nobili e samurai e poi diffusasi tra le donne ricche come simbolo di maturità sessuale e fedeltà coniugale.

Limatura dei denti: riti di passaggio e status sociale


Ci sono culture dove la tradizione prevede spesso modificazioni significative del corpo. Basti pensare ai popoli tra cui sono d’uso comune cicatrici ornamentali, allungamento del collo o quelli di labbra e lobi. Questi interventi avevano spesso significati che vanno ben oltre l’estetica e segnavano il passaggio all’età adulta.

Le modifiche della dentatura non sono ultime all’interno di questo panorama.

Ad esempio: molti giovani masai si fanno ancora oggi estrarre gli incisivi superiori in un rituale che prevede l’assenza di anestesia o disinfezione, che prova la forza e la maturità dell’individuo.

In culture come quella dei maya e poi in Vietnam, Sudan e Tanzania, invece, era d’uso la limatura o “scultura” della dentatura, in cui i denti venivano limati per renderli di forma appuntita, al fine di ottenere un aspetto minaccioso da predatore.

I Grillz: dagli etruschi alle star


Queste sono applicazioni decorative per la dentatura, spesso realizzate in oro, utilizzate dagli antichi etruschi e in Africa. Lo scopo era quello di sottolineare la ricchezza. In America Latina era invece associato a riti propiziatori e spirituali. Negli anni ’70, questo accessorio ha trovato nuova linfa negli Stati Uniti, diventando iconico all’interno della cultura hip hop e oggi diffuso tra alcune delle star più originali.

Diastemi: tra streghe e icone beauty


Il diastema, lo spazio tra i due incisivi centrali, è un’altra caratteristica che ha dato di che discutere, con un destino altalenante nel corso dei secoli. Nell’antico Egitto e in Grecia era considerato un segno di bellezza, mentre nell’Europa medievale era associato a figure stregonesche e demoniache, alimentando così forti pregiudizi verso chi lo possedeva.

Spesso corretto con l’utilizzo dell’apparecchio ortodontico, ultimamente costituisce un dettaglio in voga nel mondo della moda, del beauty e dello spettacolo, considerato un carattere affascinante e originale.

Insomma: anche il sorriso nel tempo e nei luoghi del mondo ha avuto un ruolo importantissimo nell’estetica e nella percezione dell’individuo.

Dr. Roberto Vargiolu

15Feb

Filo interdentale: la storia, perché utilizzarlo, le tipologie

by Redazione

Nonostante alcuni lo trascurino, il filo interdentale rappresenta un alleato fondamentale per la nostra igiene orale. Conosciamolo meglio e capiamo come questo semplice strumento possa davvero fare la differenza per la salute dei nostri denti.

Dalla preistoria ad oggi


Seppur la sua diffusione su larga scala sia relativamente recente, l’utilizzo di strumenti per la pulizia interdentale risale a tempi antichi. Resti archeologici su teschi preistorici mostrano infatti l’impiego di crini di cavallo o altri materiali naturali per rimuovere i residui di cibo tra i denti.

Il primo vero filo interdentale moderno fu ideato però solo nel 1815 dal dentista americano Levi Spear Parmly, che consigliava ai suoi pazienti l’uso del filo di seta.


Alla fine del secolo, la Codman and Shurtleft Company iniziò la produzione di filo interdentale, mentre nel 1898 la ancor oggi nota Johnson & Johnson ne brevettò uno per uso commerciale, realizzato con lo stesso filo di seta impiegato per le suture chirurgiche.

Un punto di svolta arrivò durante la Seconda Guerra Mondiale con l’introduzione del nylon, più resistente e flessibile della seta. Da questa innovazione si sono poi sviluppate tutte le moderne tipologie di filo interdentale, sempre più pratiche e adattabili alle esigenze individuali.

Ma quante tipologie di filo interdentale esistono?


Sempre più maneggevoli e confortevoli le varianti di filo interdentale oggi incontrano le esigenze di ogni dentatura e gusti personali. Vediamo quali sono i tipi di filo esistenti:

  • Filo interdentale in nylon: classico, è composto da filamenti intrecciati in modo da renderlo particolarmente resistente. È molto adatto a chi ha spazi dentali stretti.
  • Filo interdentale cerato: il filo di nylon viene ricoperto da un sottile strato di cera che agevola lo scorrimento tra i denti.
  • Filo interdentale in PTFE: per le caratteristiche proprie del materiale è ideale per chi ha gengive sensibili o per chi utilizza apparecchi ortodontici.
  • Il nastro dentale: piatto e più largo rispetto al filo offre una superficie maggiore per la pulizia.
  • Filo interdentale aromatizzato: per un utilizzo più piacevole e un sapore fresco. Il più famoso è alla menta ma guardando sul web se ne trovano all’uva, alla cannella, al cocco e così via.
  • Filo interdentale ecologico: per il rispetto dell’ambiente ultimamente vengono prodotte varianti biodegradabili o a basso impatto molto apprezzate. Si realizzano con seta di mais, fibre di bambù e cotone.

Ma perché utilizzare il filo interdentale?


Lo sappiamo: lo spazzolino da solo, purtroppo, non basta. Questo perché la nostra bocca è ricca di angoli e interstizi in cui i residui di cibo e la placca possono nascondersi, causando un ambiente favorevole alla proliferazione batterica. Ciò non può far altro che provocare cattivi odori, malattie gengivali e carie. Il filo interdentale, seppur tanto sottovalutato può realmente aiutarci in questo, arrivando dove lo spazzolino non arriva.

Ormai le tipologie di filo interdentale intercettano veramente ogni esigenza e lo sforzo maggiore sta proprio nel rendere il suo utilizzo un’abitudine, integrandolo nella nostra routine di igiene. Ricordiamoci pertanto di come i nostri denti siano un patrimonio prezioso e di come per restare in salute abbiano bisogno della nostra attenzione quotidiana e delle giuste cure.

Dr. Roberto Vargiolu

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